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IL MOVIMENTO DELLE ASSEMBLEE IN EUROPA

La Storia del Cristianesimo nei secoli è percorsa da una serie ininterrotta di risvegli spirituali caratterizzati dal desiderio di vivere la purezza e la piena sufficienza del Vangelo. Alcuni hanno preceduto la Riforma (valdesi, hussiti, lollardi, ecc…), altri l’hanno seguita (battisti, metodisti, Fratelli, pentecostali).
Dal 1820 in poi nascono in varie parti d'Europa, indipendentemente gli uni dagli altri, vari movimenti di risveglio che si ritrovano ad avere caratteristiche tanto simili da essere in seguito accomunati nell' esperienza dei “Fratelli”. Al contrario di quanto accade in altri casi, non è facile tracciare la storia di questo movimento ed è impossibile individuarne il fondatore o stabilirne l’anno di nascita.

Alla fine del XVIII - inizio del XIX secolo la chiesa ufficiale in Inghilterra era caduta in uno stato di formalismo e di freddezza. Ciò aveva spinto molti credenti a riunirsi in gruppi informali per lo studio della Bibbia, per la preghiera e per “spezzare il pane”, che consiste nel ripetere l’atto istituito da Gesù Cristo stesso prima di andare a morire e prevede la distribuzione fra tutti i convenuti del pane e del vino, come ricordo di quel sacrificio. Era convinzione di costoro che la chiesa di Dio ritrovasse la sua vera unità intorno a questo atto, attraverso il quale si esprime l’unità col corpo di Cristo; ritenevano inoltre che per celebrare la “Cena del Signore” (o eucarestia) non fosse necessaria la presenza di un pastore consacrato. La Bibbia veniva letta senza il bagaglio della tradizione, con la disponibilità ad accettarne il messaggio con semplicità e l’impegno a viverlo concretamente nella quotidianità.
Questo modo di riunirsi costituiva una novità anche per l’assenza di un pastore; ad ognuno era concessa la libertà di pregare, di citare inni, di leggere un brano della Scrittura e di predicare, in proporzione ai doni spirituali ricevuti.
Si proponevano di portare un rinnovamento all’interno delle chiese a cui appartenevano, infatti non rientrava nei loro progetti dare inizio a nuove strutture. Mantenevano contatti con l’esterno ed erano felici di “rompere il pane” con chiunque fosse passato attraverso l’esperienza della “conversione”, intesa come incontro personale con Cristo, a cui consegue il totale rinnovamento della mente e della condotta.
La forte crescita delle comunità portò in seguito a dare inizio ad un movimento autonomo, detto originariamente dei “Fratelli di Plymouth”, dal nome della località in cui nacque nel 1831 la prima “assemblea”.
Nel Regno Unito, tra i pionieri del movimento, si distinsero: Henry Craik (1805-1866) come brillante predicatore; Anthony Norris Groves (1795-1853) si dedicò alle missioni internazionali, gettando le basi per l'espansione mondiale del movimento; George Muller (1805-1898) si prese cura in particolare degli orfani; i suoi orfanotrofi arrivarono ad ospitare 2.000 orfani, senza sollecitare donazioni, esercitando la fede nella provvidenza di Dio e sperimentando la potenza della preghiera. Inaugurò così una serie non trascurabile di attività sociali benefiche.
In seguito il movimento dei “Fratelli” si divise fra un’ala, guidata da John Nelson Darby, di “Fratelli stretti”, esclusivisti e non disponibili a collaborare con chi non condividesse il loro rigoroso neofondamentalismo, ed una di “Fratelli larghi”, che è all’origine dei maggiori gruppi europei conosciuti oggi come “Assemblee dei Fratelli”, o semplicemente “Chiese cristiane evangeliche dei Fratelli”.
Questi ultimi rappresentavano lo spirito più aperto del movimento, rivendicavano l’autonomia delle chiese locali e accoglievano alla “Cena del Signore” tutti coloro che confessavano Cristo come Salvatore, indipendentemente dalla chiesa di provenienza.
Le vicende dei “Fratelli” britannici hanno avuto nel movimento un ruolo assai importante, anche se non bisogna dimenticare la pluralità delle origini storiche dei “Fratelli”.
Parallelamente agli esordi britannici, i “Fratelli” sorsero infatti anche in Italia, Svizzera e Francia.

Due opere classiche che tracciano la storia delle origini del movimento in Gran Bretagna sono:
“A history of the Brethfren movement” di R. Coad e “The origins of the Brethfren” di H.H. Rowdon.

IL MOVIMENTO DELLE ASSEMBLEE IN ITALIA

In Italia l’origine delle Chiese dei “Fratelli" è legata alle figure del conte fiorentino Piero Guicciardini (1808-1886) e dell'abruzzese Teodorico Pietrocola Rossetti (1825-1883).
Piero Guicciardini nacque nel 1808 da una delle famiglie più nobili e antiche di Firenze, quei Guicciardini che avevano già dato all’Italia il celebre storico Francesco Guicciardini, contemporaneo del Machiavelli.
Nobile, intellettuale, con ideali vagamente democratici, queste furono una serie di cause che portarono il conte ad entrare in rapporti con gli intellettuali d’oltralpe, spesso di fede protestante, che avevano fatto di Firenze la loro residenza elettiva.
Fin dall’età di 20 anni fu membro dell’Accademia dei Georgofili e collaboratore dello svizzero G. P. Viessieux, del Lambruschini, con cui condivise un avanguardistico progetto di riforma del sistema scolastico toscano, che prevedeva la possibilità di accedere all’istruzione anche per le classi più povere. Questo programma ambizioso lo portò a conoscere la più illustre esponente del movimento evangelico toscano: la ginevrina Matilde Calandrini. Giunta in Italia nel 1831, si dedicò all’apertura di vari asili infantili nella città di Pisa. La Calandrini, con i collaboratori e con altri, cominciò a tenere in casa sua dei culti domestici che prevedevano un tempo di libera preghiera e di lettura della Bibbia.
Si racconta che un giorno il Guicciardini sorprese un membro della sua servitù a leggere la Bibbia: ciò lo spinse ad avvicinarsi personalmente alla lettura dei testi sacri. Prese in seguito a frequentare con una certa regolarità i culti in lingua francese della comunità svizzera di Firenze (che a quell’epoca erano i soli culti non cattolici ammessi nel Granducato). L’incontro con la Calandrini fu tuttavia decisivo. Nel 1836 il conte, secondo la sua stessa testimonianza, “nacque di nuovo”, cioè si convertì a Cristo.
L’idea di fondare una chiesa evangelica italiana risale agli anni compresi fra il 1844 e il 1846, anni in cui il Guicciardini fu a Ginevra per valutare se ci fossero concrete possibilità in quella direzione.
Nel 1850 fu eletto consigliere comunale: rinunciò a tale carica per non sottomettersi all’obbligo di prestare giuramento, che riteneva essere in contraddizione con l’ordine dato da Gesù nel Vangelo di non giurare.
Nel 1851 la comunità svizzera venne diffidata dall’avere culti in italiano; sempre nello stesso anno il pastore fu sorpreso mentre presiedeva una riunione, fu incarcerato al Bargello e poi esiliato. Anche al Guicciardini fu intimato di non partecipare più ai culti della cappella svizzera; in risposta scrisse una lettera in difesa della libertà religiosa e, poiché restò inascoltato, decise di andare in esilio piuttosto che accettare soprusi e coercizioni contrarie alla sua coscienza. La data della partenza era stata fissata per il 10 Maggio 1851, ma pochi giorni prima fu sorpreso in uno dei culti domestici, forse l’ultimo a cui avrebbe partecipato. Tutti i convenuti furono trasferiti al carcere del Bargello.
Inizialmente il conte fu condannato a sei mesi di carcere; il Granduca si disse pronto a graziarlo se avesse abiurato e fosse rientrato in seno alla chiesa cattolica. Davanti alla fermezza del conte ed alle pressioni diplomatiche di alcune potenze straniere (soprattutto della Gran Bretagna) né l’una né l’altra cosa furono possibili. Tutti gli imputati dovettero lasciare la Toscana; il conte scelse quale meta del suo esilio la Gran Bretagna.
Qui il Guicciardini, intorno al 1852, iniziò a frequentare le riunioni dei “Fratelli” inglesi.
In questo periodo conobbe un altro esule italiano che diventerà il suo più prezioso collaboratore: Teodorico Pietrocola Rossetti (1825-1883). Nativo di Vasto degli Abruzzi, aveva studiato a Napoli, dove aveva aderito al movimento Mazziniano e preso parte ai moti rivoluzionari del 1848.
Per le sue idee politiche e per aver preso attivamente parte ai moti del 1848 era stato condannato a morte ed era riuscito a fuggire a Londra, ove fu ospite del cugino, il celebre poeta Dante Gabriele Rossetti.
Passeggiando un giorno in riva al mare, il Guicciardini chiese all’amico cosa sarebbe stato della sua anima se fosse morto quella stessa notte. Rossetti di lì a pochi giorni affidò la sua anima a Cristo e da allora prese anch’egli a frequentare regolarmente le riunioni della comunità dei “Fratelli” di Londra.
Proprio tale comunità incoraggiò i due esuli a porre le basi per l’evangelizzazione della penisola, partendo dal Piemonte, dove le differenti condizioni politiche avrebbero consentito una maggiore libertà di movimento.
Il Rossetti poté recarsi in Piemonte nel 1857, con un passaporto firmato dallo stesso Cavour. Guicciardini al momento restava in esilio, facendo la spola fra la Gran Bretagna, Ginevra e Nizza, dove si erano formati dei comitati per l’Evangelizzazione dell’Italia.
Nel 1860, dopo la definitiva cacciata del Granduca, Guicciardini tornò a Firenze, dove prese ad organizzare dei culti pubblici.
Con l’unità d’Italia del 1861 e l’estensione dello Statuto Albertino a tutta la penisola fu possibile pensare in termini più organici all’evangelizzazione dell’Italia.
Le aspettative erano davvero grandi, in tutte le maggiori città erano presenti dei missionari sostenuti dai comitati guidati dal Guicciardini.
La collaborazione col Rossetti continuò per tutta la vita. Guicciardini rappresentava il padre spirituale, si occupava di organizzare l’evangelizzazione in Italia, si teneva in contatto con i vari comitati a Nizza e a Ginevra e con gli amici in Gran Bretagna, visitava le assemblee che si formavano, teneva l’amministrazione, manteneva i contatti con le autorità. Al Rossetti spettava il compito di evangelizzare, di curare i nuovi convertiti, di riunirli in comunità, di istruire i futuri evangelisti, di scrivere inni, di insegnare e pascere il gregge. Inoltre, dove possibile, fondava scuole.
Dopo la morte del Guicciardini e del Rossetti l’attività in Italia si trovò priva di guida e degli aiuti finanziari per il sostegno dei numerosi “operai” o “servitori del Signore”. Questa situazione creò le condizioni per un più stretto legame con l’opera inglese, sia attraverso finanziamenti che con la sempre più frequente presenza di missionari provenienti dall’Inghilterra.

Guicciardini fu autore di una revisione della traduzione in italiano della seicentesca Bibbia del Diodati: la “Bibbia Guicciardini”. Fu appassionato collezionista di libri antichi e rari: Bibbie, scritti dei primi Riformatori e scritti relativi alle origini dei “Fratelli”, che sono oggi esposti nel Fondo Guicciardini presso la Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze. Il Fondo, costituito da migliaia di esemplari (di cui oltre duecento edizioni del XVI secolo), unico per la sua completezza, ha una dimensione europea.

Il 22 febbraio 1891 l'Opera delle Chiese Cristiane dei “Fratelli”, con Regio Decreto, fu eretta in Ente Morale. Tale Ente, tuttora attivo, si occupa dell'amministrazione materiale del patrimonio delle chiese aderenti.
Nel 1929 fu stipulato dallo Stato un Concordato con la chiesa cattolica, in base al quale la religione cattolica diventava la religione ufficiale dello Stato e le altre confessioni religiose venivano considerate “culti ammessi”.
Durante l’epoca fascista i “Fratelli” furono soggetti ad episodi di repressione, aggravati dalla scarsa protezione dovuta alla mancanza di una formale rappresentanza istituzionale; la chiesa cattolica trovò nel fascismo un prezioso alleato per limitare la libertà religiosa delle chiese evangeliche. Nonostante le difficoltà nacquero numerose assemblee in varie regioni d’Italia.
Nel secondo dopoguerra i “Fratelli” italiani intensificarono i contatti con il mondo evangelico europeo ed americano, favorendo l'ingresso in Italia di missionari stranieri.


LE ASSEMBLEE OGGI

Oggi i “Fratelli” sono circa un milione nel mondo; sono presenti in circa 130 nazioni, contano oltre undicimila assemblee locali. Non esistono istituzioni rappresentative su scala mondiale, ma i contatti fra “Fratelli” di diversi paesi sono resi possibili tramite convegni internazionali e istituzioni para-ecclesiali.
Le Assemblee italiane sono oggi poco più di 200, i membri sono circa quattordicimila; le chiese si ispirano al modello congregazionalista, che prevede l'indipendenza di ogni singola comunità locale. Pur in assenza di strutture rappresentative comuni esistono varie opportunità di scambio e di confronto, costituite da riviste, convegni, incontri fraterni, ecc.
La più che centenaria rivista “Il Cristiano” rappresenta un importante organo di collegamento fra le Assemblee, propone mensilmente riflessioni bibliche, scambi di notizie e annunci di eventi di interesse comune. L'Ente Morale, oltre a centinaia di locali di culto, amministra anche beni al servizio delle varie Assemblee, come gli immobili che ospitano il Centro Evangelico di Poggio Ubertini (Firenze), il Centro Bethel di Castelnuovo della Daunia (Foggia) ed il Centro Anziani di Casorzo (in provincia di Asti).

Hanno pubblicato opere sulla storia dei “Fratelli” in Italia il Prof. Giorgio Spini e il Prof. Domenico Maselli dell’Università di Firenze.

 
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